Gli Scavi di Ercolano rappresentano una ricchezza archeologica pari a quella di Pompei. Anche questa città fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio che sotterrò Pompei. L’antica tradizione la collegava al nome dell’eroe greco Eracle, segno che la città era di origine greca. Vi sono, tuttavia, prove storiche che verso la fine del VI secolo a.C. un nucleo primitivo di abitanti di lingua osca vi passò sotto l’egemonia greca e che nel IV secolo a.C. Ercolano passò sotto il dominio dei Sanniti. La città divenne municipium romano nell’89 a.C. quando fu sconfitto da un legato di Lucio Cornelio Silla. Ercolano fu duramente scossa da un terremoto nel 62 d.C., e i gravi danni subiti dai suoi edifici pubblici e privati ​​non erano ancora stati riparati quando fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 24 agosto (o ottobre, dicono oggi) del 79 d.C.

Negli anni ’80, tuttavia, gli scavi presso l’antico litorale del Golfo di Napoli (un’area che ora si trova nell’entroterra) hanno portato alla luce più di 120 scheletri umani, suggerendo che numerosi abitanti fossero morti nel tentativo di fuga. Un tipo di flusso piroclastico, il cosiddetto “surge”, è stata la causa più probabile della morte. Del tutto casualmente, nel 1709, durante lo scavo di un pozzo, fu scoperto un muro che poi si pensò facesse parte del palcoscenico del teatro di Ercolano. I tunnel furono presto scavati nel sito dai cacciatori di tesori e molti dei manufatti dell’area del teatro furono rimossi. Scavi regolari iniziarono nel 1738 sotto il patrocinio del re di Napoli, Carlo di Borbone.