Nuovi ritrovamenti a Pompei durante gli scavi ultimamente intrapresi in un ambiente nei pressi della casa di Leda e il cigno. Tredici statuette in terracotta, alte circa 15-20 cm, che sembrano ricordare un “presepe” e che rappresentano invece tracce di un antico rito. Tra queste sculture si possono riconoscere delle figure umane (ma anche una mandorla, una noce, la testa di un gallo in argilla e una pigna in vetro). Gli archeologi hanno trovato le statuine in posizione eretta su un piano orizzontale all’interno di un vano definito da blocchi di travertino, dove presumibilmente si trovava un mobile scaffale. Dall’E-Journal del Parco Archeologico di Pompei: “L’11 dicembre del 2023, al di sotto di una coltre di lapillo, all’interno di una nicchia ricavata nella parete N-S dell’ambiente 42, sono state rinvenute 13 statuine in terracotta, di circa 15-20 cm, realizzate con matrici bivalve e caratterizzate da una vivace policromia”.
Anche se il rinvenimento coroplastico è oggetto di interventi di pulizia e restauro, per cui non si sa ancora bene a cosa facessero riferimento le statuine, ci sono anticipazioni circa il fatto che queste ultime potessero rimandare al mito di Cibele e Attis. Il mito è originario della Frigia, in Asia Minore, dove la dea era venerata come Signora della
natura, simbolo dei cicli vitali e naturali che contemplano la nascita, la morte e il continuo rinnovarsi della vita stessa. L’ambiente che le conservava, con ogni probabilità l’atrio della casa, presentava inoltre delle decorazioni affiorate nella parte superiore delle pareti. In Italia il culto arriva attraverso la Magna Grecia e i ceti più abbienti accolsero con entusiasmo la “nuova moda”. A Pompei la figura di Attis compare nella casa di Pinarius Cerialis (Regio III 4, 4) dove il pastore è affigurato sulla parete di un cubiculum con il pedum di fianco ad un pino. Con esso sono presenti tre Ninfe ed un piccolo Erote. La figura di Attis compare nelle città vesuviane, Ercolano, Pompei e Oplontis nei bronzetti come ex voto ma anche negli arredi, quali trapezoforoi, anse di olle.
La presenza di questi oggetti lascia intuire come la figura del pastore sia diventata popolare presso il territorio vesuviano, entrando così nei luoghi privati, case e botteghe, non soltanto come forme del culto ma anche come parte del repertorio decorativo, che oggi ancora padroneggia nelle realizzazioni più classiche dei presepi napoletani.
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